Il percorso mediativo presenta alcuni nodi centrali che ne determinano la buona riuscita, senza dubbio uno di questi è aiutare i genitori a comunicare ai propri figli la decisione di separarsi. A seconda dell’età e delle caratteristiche dei bambini, viene preparato accuratamente questo momento
Il seminario condotto dal prof. Chistolini a Firenze in settembre è stato molto illuminante. Alla presenza di 25 operatori (tra cui 3 psicologi, 3 mediatori familiari e molti tra assistenti sociali ed educatori), il docente si è soffermato nella prima giornata di formazione ad accertarsi che fossimo convinti che la verità, pur dolorosa, vada comunicata ai bambini. Infatti prima di tutto è necessario che gli operatori siano certi che una verità nascosta o camuffata provochi un danno maggiore.
Se pur convinti, il problema più grande da affrontare è COME dirlo ai bambini: le parole ben scelte, il tono di voce, la postura, il momento adatto... tutti elementi importantissimi di cui tener conto ma anche CHI deve dirglielo. A volte le persone meglio preposte a questo compito, in quanto adulti significativi per quel bambino, non sono disposte. Diviene necessario aiutare gli adulti ad affrontare l’imbarazzo e il dolore che le nostre parole provocheranno ai bambini a cui ci rivolgiamo. È necessario essere preparati alle eventuali loro reazioni ed essere in grado di sostenerle.
Noi mediatori familiari a volte dobbiamo insistere molto con i genitori su questo argomento. Con i propri figli a cui si risparmierebbe qualunque dolore, si è portati a dire delle mezze verità o a rimandare la rivelazione lasciando il bambino all’oscuro di tutto ma ahimè, nella maggior parte dei casi lo si lascia in una condizione di forte frustrazione dato che in realtà ha già compreso molto di ciò che gli sta accadendo attorno. Il criterio di sostenibilità di un evento infatti, va valutato accuratamente in modo da non aggravare ulteriormente la situazione in cui ci si trova: quanto è sostenibile una bugia o il silenzio? cosa può aver già intuito il bambino? e quindi cosa sta pensando?
Allora il mediatore familiare non può indugiare nel guidare i genitori ad essere di aiuto ai propri figli orientandoli alla verità. Se i bambini sono in possesso di poche e distorte informazioni potrebbero fare pensieri sbagliati o peggiori rispetto alla realtà; se verbalmente diciamo delle cose e nei fatti e comportamenti ne comunichiamo delle altre, non facciamo altro che disorientarli, faranno fatica poi a leggere la realtà in modo corretto .
Quindi non abbiamo scelta: aiutiamo questi bambini ad affrontare le difficoltà, nella sofferenza ma sempre nella verità affinché diventino adulti capaci di leggere le situazioni della vita e ad affrontarle con coraggio.